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Friday, October 13, 2006

"Gli incidenti capitano solo agli altri. Non si vedrà mai una sedia a rotelle in casa mia"
Amici leggendo la storia di joni mi sono ritrovato in molte situazioni ed ho riscontrato molte similitudini anche io la pensavo proprio cosi' e invece............. ma chi e' joni?
1967: Joni Earekson Tada rimane paralizzata all'età di 17 anni a causa di un tuffo. Trova la forza ed il coraggio di vivere come tetraplegica grazie ad una vera e significativa fede Cristiana.
1979: Fonda Joni and Friends ministries www.joniandfriends.org per offrire speranza alle persone sofferenti. Attraverso i suoi dipinti, i suoi libri ed i suoi discorsi pubblici diventa una fonte di ispirazione per molte persone in tutto il mondo. E nel 1979, World Wide Pictures produce il film della sua storia.

"Per anni ho pensato: "Gli incidenti capitano solo agli altri. Non si vedrà
mai una sedia a rotelle in casa mia". Non che volessi essere "snob", stavo
semplicemente vivendo quella realtà. La mia, era quel genere di famiglia sempre
pronta a fare una partita a tennis o a prepararsi per una gita in campagna. In
effetti, io e le mie tre sorelle più grandi, non ci eravamo mai slogate nemmeno
una caviglia. Tutto ciò cambio in un caldo pomeriggio di luglio del 1967, quando
mia sorella Kathy ed io andammo alla spiaggia di Chesapeake Bay a fare una
nuotata. L’acqua era scura e densa e non mi curai di controllarne la profondità
prima di salire su una zattera ancorata al largo. Appoggiai i piedi sul bordo,
respirai profondamente e mi tuffai. La mia testa urtò contro qualcosa di duro ed
indietreggio con uno strattone. Provai una strana scossa alla nuca. Sott’acqua,
intontita, mi sentii galleggiare trascinata dalla corrente, incapace di risalire
in superficie. I miei polmoni sembravano scoppiare, ma quando fui sul punto di
aprire istintivamente la bocca per respirare, sentii le braccia di mia sorella
attorno a me, che mi sollevarono verso l’alto. "Kathy – farfugliai vedendo il
mio braccio senza vita sulle spalle – ho perduto la sensibilità". Un bagnante si
precipitò in acqua per portarci la sua zattera. Qualcun altro chiamo
un’ambulanza. Un’ora dopo, nella sala del Pronto Soccorso dell’ospedale, le
infermiere tagliarono il mio costume da bagno e mi tolsero anche la collana e
gli anelli. Mi girava la testa e cominciai a perdere coscienza, quando sentii il
ronzio di un trapano vicino al mio capo. L’incidente causato dal tuffo mi fece
precipitare in un mondo strano e spaventoso di odori, antisettici, tubi e
macchine. Per mesi stetti sdraiata su una struttura chiamata "Stryker’, fatta
come un lungo sandwich di tela, sulla quale rimanevo a faccia in su per alcune
ore e, poi venivo rigirata per evitare che si formassero delle piaghe, che
vennero comunque. Persi cosi tanto peso, durante quei primi mesi, che le ossa
cominciarono a spuntare fuori dalla pelle. Di conseguenza fui operata di nuovo e
passai altri mesi sullo "Stryker". Sprofondai in una profonda depressione. "Come hai potuto lasciare che tutto questo succedesse a me, Dio’? –
chiesi – Ero già cristiana prima dell’incidente e se questa è la risposta alla
mia richiesta di camminare più vicino a te, non mi fiderò più di
pregare!"
Ero ignara del fatto che i miei amici pregavano per me 24 ore
su 24. Lentamente, mentre passavano le settimane, cominciai a sentire un
cambiamento. Poco alla volta la mia rabbia diminuì. La depressione cominciava a
svanire. Senza che me ne rendessi conto, Dio stava abbattendo ogni mia
resistenza attraverso la potenza e l’insistenza della preghiera. Notai il
cambiamento durante la terapia di rieducazione. Alcune settimane prima avevo
rifiutato ostinatamente di imparare a scrivere tenendo una matita fra i denti.
Ma quello avvenne prima che incontrassi Tom, un giovane tetraplegico dipendente
da un ventilatore d’ossigeno, il quale era molto più paralizzato di me. Egli
aveva un atteggiamento allegro ed ottimista mentre, con buona volontà,
permetteva alla terapista di inserire la penna nella sua bocca. Mi vergognai
delle mie lamentele. Tramite le preghiere dei miei amici e l’esempio di Tom, Dio
mi stava mostrando una verità: "Or sappiamo che tutte le cose cooperano
al bene di quelli che amano Dio " (Romani 8:28)
Forse, nel bene che Dio
intendeva per me, non era compresa la guarigione fisica ma il Suo bene mi
avrebbe insegnato ad avere un atteggiamento più flessibile, apprezzamento per le
piccole cose, una più profonda gratitudine per le amicizie ed un carattere che
avrebbe dimostrato pazienza, tolleranza e gioia che non dipendono dalle
circostanze. Oggi, nonostante i molti anni trascorsi da quel lontano 1967,
ripeterei le stesse parole. Non è stato facile, ma la potenza e la forza di Dio
continuano a risplendere. D'altronde, Egli sa perfettamente come mi sento. Anche
Lui ha sofferto. Siccome Gesù poté trasformare la Sua croce in un simbolo di
speranza e libertà, posso io fare di meno? La mia sedia a rotelle è la prigione
che Dio ha adoperato per liberare il mio spirito. "

Dio puo' trasformare e guarire la tua disabilita' fisica o spirituale, da una condizione di sofferenza ad una sorgente di vita nuova, perche' ti ama. se desideri iniziare una pagina nuova della tua vita, siamo a tua disposizione per aiutarti.

Davide cell.3396505694

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